Un tempo, anni ’40/’50 i bambini aspettavano la Pasqua , non per ricevere l’uovo di cioccolato , ma l’uovo sodo, guadagnato svolgendo delle incombenze.
Le case erano più povere e umili e si riscaldavano con i focolari e i cibi venivano cotti nel camino con il paiolo; la catena a cui era appeso, non veniva mai pulita fino al periodo pasquale.
Antica cucina eugubina – (fonte gionigi – gnammo.com)La pulizia delle catene del focolare era un compito svolto dai bambini, se ne accaparravano una o più presso le famiglie dei vicini e poi, correndo, le trascinavano per la strada più volte; in questo modo si staccava la fuliggine dell’inverno.
Quando le riportavano ai proprietari ricevevano il compenso, tante uova sode quante erano le catene pulite.
L’uovo sodo cotto era anche il regalo del parroco ai chierichetti, che durante le funzioni pasquali servivano le varie messe e liturgie.
Anche i due bambini che accompagnavano il prete durante la benedizione delle case, uno portava il cesto con le uova sode che i parrocchiani donavano al prete e l’altro l’aspersorio e il secchiello per l’acqua benedetta, ricevevano lo stesso dono. La benedizione della casa era anche benedizione delle uova sode, appoggiate su un piatto o su un cestino.
Il rito delle uova sode aveva il suo culmine celebrativo nel giorno di Pasqua, dove la famiglia riunita si trovava a mangiarle con un’insalata selvatica detta Pancascieu (Valeriana selvatica).