La tradizione del Maggio (Prima Parte)
Oggi il Maggio è un vero e proprio spettacolo che consiste in una rappresentazione in versi con accompagnamento strumentale, il cui argomento del copione è affidato a trame fantastiche che a volte si ispirano anche a fatti storici. Gli attori e gli autori di questa forma di teatro popolare, chiamati “maggianti” in Toscana e “maggerini” o “maggiarini” in Emilia, sono gli abitanti (contadini, pastori, operai, artigiani) dei paesi dell’Appennino tosco-emiliano dove gli stessi maggi vengono rappresentati. In questi paesi un tempo il Maggio costituiva l’unico divertimento, l’unica forma di spettacolo, che teneva legato l’intero paese durante tutto l’anno.
In Emilia ogni attore ha il suo costume che usa in ogni rappresentazione e lo accompagnerà nel corso di tutta la sua carriera di attore del Maggio. I costumi sono di proprietà degli attori o delle compagnie che raggruppano i maggerini dei paesi dove ancora oggi continua la tradizione del Maggio (Compagnia Maggistica Monte Cusna di Asta, Società del Maggio Costabonese, Compagnia Maggistica delle Due Valli, ecc.) . Sono di velluto nero su cui spiccano stemmi e disegni dai colori vivaci: una giubba con una corta mantellina, pantaloni alla cavallerizza, lunghi gambali, completati da un elmo con pennacchio, una spada di ferro e uno scudo.
Il Maggio, fino a qualche anno fa, iniziava con la parata degli attori a cavallo che salutavano il pubblico entrando nel campo di azione; durante il loro incedere inventavano piccole battaglie tra di loro. Le donne che partecipavano al maggio vestivano gli abiti della festa o della domenica in quanto non c’erano i soldi per preparare anche per loro l’abito di velluto. Il Maggio era l’avvenimento del paese, durava parecchie ore ed era sempre sponsorizzato da un oste o da un ristoratore; questi offriva il vino e assicurava lo spazio per la rappresentazione delle scene. L’uscita di scena, dopo la rappresentazione, era svolta da tutti i maggiarini che, incolonnati ed a passo di marcia, salutavano il pubblico. L’avvenimento del Maggio era molto sentito dalle giovani del luogo: dopo la rappresentazione i maggiarini tornavano a scegliere la ragazza che gli facesse da compagna al ballo serale del Maggio.
Oggi la lunghezza dei copioni varia dalle due ore e mezza alle tre ore e mezza, durante le quali vengono combattuti duelli con urti degli scudi ad ogni assalto e sonetti e ottave si alternano a polka e mazurca.
Il Maggio “è tutta la comunità dei piccoli centri montanari che si raccoglie per far festa. Una festa di sole, di colori, di profumi, di luce e in mezzo a tutto questo un gioco serio e impegnato che riflette la propria vita nelle sue più profonde aspirazioni” (Walter Cecchelani, Tesi di Laurea, 1966-67).