Fra le specie più tipiche della flora appenninica italiana vi sono senz’altro le primule, presenti sul nostro territorio con una decina di specie, quasi tutte di tipo erbaceo, dalla fioritura sempre interessante e vistosa.
Il nome scientifico del genere Primula deriva dal latino «primus» a indicare la precoce fioritura della specie più diffusa, la Primula vulgaris, che spunta dal terreno al primo accenno di tepore, non appena la neve accenna a sciogliersi. In dialetto si chiamano “pivù” per il suono che emettono staccando il fiore e soffiando nel peduncolo che rimane.
Il simbolo legato a queste piante è la «giovinezza», sempre in riferimento al periodo dell’anno in cui queste corolle si schiudono con maggior rigoglio, letteralmente ricoprendo pendii e scarpate.
Fra le più tipiche piante erbacee delle nostre montagne la famiglia delle primule è senz’altro una delle più interessanti e numerose, caratterizzata da fioriture intense, in vari colori, che si susseguono dai primi tepori sino alla calda parentesi estiva recando una nota di freschezza e di leggiadria fra le rocce o al margine dei boschi, sulle prode erbose o negli anfratti dei canaloni, fra cuscini di muschio e l’intrico degli arbusti. Si tratta di specie che, pur nella delicata fragilità delle corolle e nel tenero tessuto fogliare, dimostrano grande resistenza agli agenti atmosferici, buona adattabilità alla natura del terreno e una discreta attività riproduttiva, sia attraverso la propagazione per seme sia per la germinazione di nuovi cespi accanto alle piante-madri.
La Primula vulgaris o primula minore è fra le specie più diffuse e precoci, con corolle sorrette da esili peduncoli che nascono direttamente dal terreno e foglie reticolate e bollose. I fiori sono gialli con piccole macchie più scure alla base dei petali.
Come altri fiori presenti nella primavera, anche la primula è una pianta perenne, con un rizoma (modificazione del fusto che diventa sotterraneo, simile ad una radice) orizzontale, da cui dipartono le radici, mentre le foglie sono tutte basali a forma di rosetta. L’habitat della primula comune non è particolarmente specifico, trovandosi sia ai margini di boschi di latifoglie che al suo interno, in particolare in faggete ed in querco-carpineti, così come la distribuzione altitudinale è abbastanza ampia, andando dal piano basale/collinare a quello subalpino, quindi dai 100/200 m fino ai 1800 m, localmente anche più in alto (in Appennino, zona del Gran Sasso, si riporta la presenza della specie fino a 2000 m).
Le primule sono caratterizzate da non trascurabili virtù officinali, ossia curative: la farmacopea moderna ha stabilito che le primule selvatiche, grazie alle sostanze contenute (in particolare saponina, primaverina, primulaverina, flavonoli, primulina, un derivato dell’acido acetilsalicilico e la vitamina C), hanno proprietà calmanti, antispasmodiche, depurative, neurotoniche, antireumatiche, espettoranti, sudorifere e antinfluenzali.