In un momento in cui il bosco deciduo è brullo e i colori sono smorti c’è una pianta che ravviva la nostra vista con i suoi rami verdi e delle palline rosse che spiccano come piccole luci: il pungitopo.
Detto anche Pungiratto, è un piccolo arbusto sempreverde di altezza massima di 1 metro, della Famiglia delle Liliacee, il cui nome scientifico è Ruscus aculeatus: il primo termine deriva dal nome dato dai Romani, il secondo si riferisce alla presenza di rami trasformati che assumono l’aspetto di foglie (detti cladodi) che le sostituiscono nella funzione clorofilliana. Le foglie della pianta, estremamente ridotte e caduche di forma ovato-oblunga, terminano all’apice con una spina pungente.
All’ascella delle foglie si riuniscono fiori verdastri dai quali poi, nel periodo invernale e sugli esemplari femminili, si sviluppano bacche rosse e lucide, molto decorative.
Il nome deriva dalla pratica agricola di disporre una corona di rami secchi di questa pianta ai piedi degli alberi da frutta per evitare che su di essi salissero i topi; analogo uso veniva fatto nelle cantine, fissando i rami di Pungitopo ai piedi dei tavoli e delle dispense oppure delle scaffalature o perimetralmente ai luoghi contenenti provviste alimentari. In alcune regioni i rami di pungitopo sono adoperati per confezionare rustiche scope; in altre parti d’Italia, e fuori dal nostro Paese, le scope di pungitopo erano adoperate dagli spazzacamini per pulire le canne fumarie.
I turioni del pungitopo o meglio i nuovi getti di colore bruno-violaceo, da utilizzare freschi, vengono raccolti da marzo a maggio e si consumano come gli asparagi. I semi del pungitopo, in tempi di magra, sono stati usati come surrogati del caffè. Le radici, che si possono invece essiccare, vengono raccolte tra settembre e novembre, e vengono utilizzate per produrre prodotti a uso medicinale: sembrano indurre la vasocostrizione e migliorare la circolazione, in particolare a livello degli arti inferiori. Inoltre sembra che il pungitopo acceleri il funzionamento del sistema nervoso, aumenti la pressione del sangue e aumenti la frequenza cardiaca. Sotto forma di decotto, invece, il pungitopo viene utilizzato come astringente e diuretico. I tannini di cui è ricco potrebbero svolgere un’azione antinfiammatoria quando viene utilizzato per gargarismi, sciacqui e semicupi. L’assunzione di pungitopo potrebbe causare problemi di stomaco e nausea. IMPORTANTE: le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico.
Grazie al suo portamento poco ordinato, il pungitopo regala un tocco di bellezza selvaggia al giardino dove può essere coltivato facilmente.
Il modo migliore per riprodurre il pungitopo consiste nel tagliare il rizoma in più parti assicurandosi che ognuna possieda un getto e una radice. L’operazione va effettuata all’inizio della primavera o dell’autunno, interrando poi le parti di rizoma, dai quali nasceranno nuove piante.
L’uso come addobbo natalizio e per le feste di fine anno con significato beneaugurale purtroppo è degenerato in un commercio incontrollato: così come l’agrifoglio e il vischio, anche il pungitopo è stato inserito nella lista delle specie protette ed in molte Regioni ne è vietata la raccolta.