Gazzano, 20 Agosto 2016
Gli Usi Civici di Gazzano presentano un progetto ambizioso e affascinante: avviare come una volta il vecchio mulino e produrre di nuovo farina di mais (il formenton), di grano e di castagne.
In un pomeriggio assolato di agosto siamo andati nell’Aia di Case Vannucci, è l’ubicazione stabilita già dal 1928 dai vecchi consorzi emiliani per l’energia elettrica dopo aver sommerso il vecchio mulino; abbiamo incontrato Liberto Verdi, presidente dei locali Usi Civici con lui abbiamo scoperto il mulino e i suoi segreti: vecchi motori elettrici, le antiche macine in pietra.
Ci sembra ancora di sentire il racconto accorato dell’evento fatto da Liberto e ci piace riassumerlo con questa affermazione: “Il nostro progetto è riportare il nostro antico mulino a funzionare e ad utilizzare le granaglie locali e far ripartire un circolo virtuoso. Un aspetto della nostra economia rurale che viene dal passato, che ha una storia importante e che vogliamo riscoprire valorizzare e con cui vogliamo impegnare il nostro presente.”
La storia
Con rogito in data 17 luglio 1925, il mulino nazionale di Gazzano, posto sulla sponda del fiume Dolo,
venne ceduto ai Consorzi Emiliani di Bonifica, in compenso di altro mulino di Gazzano azionato ad energia elettrica.
L’antico mulino di Gazzano, già citato in documenti del 1600, era denominato “Mulino di San Pietro”.
Vi si accedeva da una strada che dalla Chiesa scendeva ripida fino al fiume e che veniva chiamata la Via del Mulino.
Il nuovo mulino venne allestito in un fabbricatp acquistato dai Consorzi a Case Vannucci.
Vennero utilizzate le vecchie macine e gli accessori del vecchio mulino
e venne installato il meccanismo necessario perchè potesse funzionare ad energia elettrica.
Il vecchio Mulino di San Pietro venne sommerso il 30 giugno del 1928.
La presentazione del progetto è stata simpaticamente allietata
dal Cinq Cerr Cor con un repertorio di canzoni popolari