Il mio primo Maggio, o meglio, la prima rappresentazione del maggio cantato alla quale ho assistito, si è tenuta a Gazzano lo scorso 26 luglio, dove la compagnia maggistica “Le due Valli” ha messo in scena “il Sentiero degli inganni” di Miriam Aravecchia. Come al solito, prima e con largo anticipo, ho cercato di approfondire, almeno in modo minimamente sufficiente, le mie conoscenze al riguardo, rendendomi conto che attorno alla rappresentazione vera e propria, vi è una struttura complessa che non è del tutto percepibile, apparendo il maggio stesso come uno spettacolo esteriormente semplice che si volge sul cosiddetto Campo de Majo.
Quest’ultimo, ha forma circolare e può essere allestito su un prato, una piazza, una radura. Tale forma consente un forte coinvolgimento del pubblico, il quale diventa esso stesso parte integrante della rappresentazione. Gli interpreti sono, oltre agli attori, tutti coloro che si adoperano per realizzare la messa in scena dello spettacolo stesso: il regista, capo maggio o campione che organizza tutto lo svolgimento dello spettacolo e funge da suggeritore di quartine operando alle spalle dei cantanti che si alternano in scena; i suonatori che arricchiscono lo spettacolo con il loro accompagnamento musicale; gli assistenti di scena e i cantinieri, questi ultimi hanno l’importante ruolo di ristorare gli attori con qualche goccetto di vino (ma a volte anche acqua!!!) durante lo svolgimento delle rappresentazioni. Gli attori sono dotati di bella voce e accentuano la drammaticità delle loro interpretazioni con una spiccata gestualità ed espressioni del viso. In ultima analisi, quindi, la rappresentazione del Maggio è la parte finale di un lavoro che inizia molto prima. Volendo apprendere qualcosa di più sono andato al campo e Majo alla mattina della rappresentazione al fine di scambiare qualche parola con coloro che erano impegnati ad allestire la scenografia e che, con grande cordialità e disponibilità, mi hanno illustrato il loro lavoro e lo spettacolo in programma.
Il Maggio cantato, credo di poter affermare, che continua ad esistere esclusivamente grazie proprio all’impegno, silenzioso e volontario, di coloro che nel nostro Appennino operano con dedizione per questa genuina forma di spettacolo popolare.
E’ bello vedere come ad esso partecipano e collaborano sia anziani sia giovani, il che vuole essere di buon auspicio per gli anni futuri. Il pubblico, molto eterogeneo, vive questa spettacolo anche come una bella occasione per incontrarsi, per stare assieme in compagnia, per divertirsi e perché no… anche per scambiarsi un qualche bicchier di vino, il che, ovviamente, aiuta a rendere il tutto assai più coinvolgente.
Partendo con l’ambizione di raccogliere in immagini gli aspetti sopra descritti mi sono così apprestato ad assistere al mio “primo Maggio cantato”. Questi che seguono sono un estratto dei miei scatti, sperando almeno di poter minimamente contribuire ad essere di stimolo a qualche nuovo spettatore.