Scendendo dal monte Penna verso sud seguendo la strada comunale, eccoci nel borgo di Governara, alle propaggini occidentali del Penna.
E’ il borgo che riesce a parlarci deil passato più di tutti i borghi della valle. Forse è anche il paese che non è stato interessato a slavamenti e frane come tanti altri, perciò, eccetto fatto per il terremoto del 1920, gli edifici sono rimasti intatti.
Gli interventi edilizi e la vegetazione stanno facendo scomparire del tutto queste caratteristiche costruzioini che, ancora una volta, ci fanno comprendere quanto eravamo vicini alla Toscana, poichè lo stile murario richiama quallo toscano.
Sono attribuibili al 1400 le più vecchie costruzioni, come quella nella parte più bassa. Quì troviamo un bel portale architravato e di fronte vi è una finestra architravata con rosa celtica su un muro diroccante. Questa costruzione ha visto l’ultima scorreria dei lupi nella nostra valle. Più in alto due bei portali in arenaria zigrinata con sulla chiave di una volta l’arma dei famiglia.
Se nel borgo qualche casa come queste è coperta a coppi è perchè loro fecero la fornace; inotlre costruirono nel paese un mulino azionato ad acqua e una segheria a vapore. Del 1700 è pure la parte più alta del paese coi suoi edifici coperti a lastre.
Nel 1615 il paese contava 144 abitanti in 28 famiglie. Nel 1632 subì il flagello della peste, rimanendo in quarantena per ben 2 anni, col divieto anche per la valle di transumare con gli armenti. Durante ilc ontagio i morti venivano portati a qualche centinaio di metri a nord-est del paese in un punto detto ancor oggi “fossa dei morti”. Si narra che dopo il contagio essendosi inselvatichito il bestiame lasciato libero, faticarono a riportarlo alle stalle.
Tratto dal testo “Alla scoperta di una valle, Val d’Asta”
di Giglio Fioroni e Olimpia Fioravanti