PREMETTO D’ESSERE UNA VALDASTINA ACQUISITA….
Mi sono trasferita quassù un paio d’anni fa e mi sono innamorata di questi monti.
Un pomeriggio mi hanno chiesto se volevo andare a fare un’escursione su al rifugio in Vallestrina ho risposto subito di si, n’avevo sentito parlare ed ero curiosa…
Sveglia alle 6.30, la giornata non si prospettava delle migliori, aprendo la finestra della mia camera la cima del Gigante, in altre parole del monte Cusna, era coperta dalla foschia.
Alle 8.00 ero già nella piazza del paese impaziente di partire come altre decine di persone.
Prendemmo la jeep e partimmo in direzione PIAN DEL MONTE poiché per un tratto di strada si poteva andare in macchina, intanto la giornata cominciava a rischiararsi.
Arrivammo al LAGACCIO e parcheggiammo le macchine poi con lo zaino in spalla cominciammo a salire a piedi, una salita dura che si addentrava in un bosco di faggi con tanto di letto di foglie e rami secchi che ci rendevano ancora più difficile la salita.
Dopo mezzora mi dissero “adesso viene il difficile, ma vedrai che quando sarai su in cima ne sarà valsa la pena”
Mi trovai di fronte ad una salita ripidissima che si riusciva a percorrere grazie ad un piccolo sentiero, che era stato creato dal passaggio di persone e cavalli.
Dopo 10 minuti di questa salita avevo il cuore in gola, dopo venti mi sentivo mancare, ma finalmente dopo mezzora la salita tremenda finì e mi trovai di pronte ad un prato con un’erba così soffice da sembrare moquette.
Intanto la foschia se n’era andata, lasciando il posto ad un sole che, s’intravedeva attraverso gli alberi verdi smeraldi, mossi da un soffio di vento, che mi rinfrescava il volto accaldato dalla fatica.
Poi……
Gli alberi si aprirono, e quello che mi si presentò davanti fu uno spettacolo da far mozzare il fiato, e mi resi conto di essere rimasta a bocca aperta di fronte alla meraviglia di quel paesaggio….
La montagna si presentava in tutto il suo splendore e circondava anzi no sembrava abbracciare la vallata sottostante dove in mezzo ad un boschetto si ergeva il rifugio di legno da poco ristrutturato. Davanti ad esso un barbecue fatto di sassi e acceso…
E un ruscello che mi separava da esso con un’acqua così limpida e fredda, non fresca, ma fredda poiché poche decine di metri più su vi era la sorgente.
Attraversai il ruscello, buttai a terra lo zaino e io con lui e mi misi a contemplare il paesaggio, sembrava veramente di essere su un altro pianeta. Gli unici rumori che si sentivano erano il cinguettio degli uccelli e il nitrire dei cavalli oltre alle voci di tutte le persone.
Cucinammo la carne e bevemmo del buon vino, qualcuno aveva portato la chitarra e cominciammo tutti a cantare..
Era un momento di vera pace, niente macchine niente smog e soprattutto niente cellulare (lassù prende poco) .
Eravamo solo noi, circondati dalla maestosità della natura, dove i fiori profumano ancora!!!
Purtroppo come tutte le cose belle devono finire.
Raccogliemmo le nostre cose e c’incamminammo verso le macchine, ma chiudendo la porta del rifugio percepii una strana sensazione, ripercorrendo il sentiero sentivo un vuoto dentro e la malinconia mi prevalse.
Mentre mi allontanavo con la jeep ripensavo alla giornata appena trascorsa e allo splendore del paesaggio nonché alle emozioni che esso mi aveva suscitato: bellezza gioia serenità pace interiore…che purtroppo nel mondo che stiamo vivendo sono emozioni preziose …come le nostre montagne..
Ramona Cattani