Tutto nasce nel 2013 quando, con il mio gruppo Albireon, abbiamo pubblicato “Le Fiabe Dei Ragni Funamboli”, un doppio cd cantato in italiano e in dialetto della Val D’Asta: un omaggio alla mia terra e alla sua lingua che avevo in serbo da tanto tempo, ancor più sentito perché concepito nella malinconia dell’emigrante che vive cercando con lo sguardo l’Uomo Morto sdraiato sull’orizzonte a proteggerne il cammino.
L’ottimo successo del disco, la cui prima edizione è attualmente esaurita, doveva poi trovare il suo ideale compimento nell’invito a suonare al festival per eccellenza del mondo Dark, il Wave Gothik Treffen di Lipsia, in Germania.
Arruolato Elia Albertini di Casina al basso e dopo alcuni mesi di prove nella pace del borgo di Tizzola, partiamo venerdì 6 Giugno 2014 da Reggio Emilia su una macchina carica di strumenti e di cd; attraversiamo l’Europa con Carlo che si fa dieci ore filate alla guida, per giungere nella tarda serata a Lipsia. Qui iniziamo a respirare l’atmosfera unica del Treffen: ovunque figuri vestiti di scuro, abbigliati da vampiri o dame vittoriane e una ventina di location sparse per il centro città in cui ascoltare musica in tutte le declinazioni del nero.
All’arrivo in albergo veniamo presi in carico dall’organizzazione e trattati subito da star: ci perdiamo nel clima del festival assistendo ad alcuni concerti, ma la stanchezza del viaggio si fa sentire e sprofondiamo in una rilassante notte di sonno sotto il cielo dell’Alta Sassonia.
La mattina dopo è già ora di entrare nel clima del concerto, che si svolgerà nell’ex edificio bancario di Altes Landrasamt, nel cuore di Lipsia. Facciamo colazione vicino a gente come Hocico e Andrew King e non ci sembra vero di essere lì, insieme ad artisti che una tempo potevamo solo vedere sui giornali, a condividere lo stesso palco.
E’ una calda giornata di sole e visto che mancano ancora diverse ore al rendez-vous con il soundcheck, passeggiamo per Lipsia che è davvero bellissima, in un clima allegro e festante, con migliaia di “personaggi in nero” che attendono l’inizio dei concerti visitando la città. Un momento di raccoglimento sulla tomba di Johann Sebastian Bach dentro alla gotica Thomaskirche e rientriamo in hotel, dove una prova generale “unplugged” nella quiete di una camera, ci consente un ultimo ripasso alle canzoni e ci fa sentire uniti e pronti ad affrontare il concerto più importante della nostra vita.
Saliamo in macchina e Carlo guida attraverso le strade di Lipsia fino al backstage dell’Altes Landrasamt, nel quale i tecnici sono già al lavoro per predisporre il palco e poi tutto scorre molto velocemente: il check di suoni e luci, la sera che inizia a scendere, la competenza e la gentilezza dei fonici e i flash che mi passano rapidi come un time-lapse nella mente sono le immagini del concerto di I-M-R, volti amici provenienti da tutto il mondo tra il pubblico che sfiora le mille unità e riempie il locale, e poi è già ora di un veloce e nervoso conciliabolo dietro il palco e poi il sipario si apre e attacchiamo “Canto Del Vento Lontano” con l’emozione di chi non desidera altro che offrire la propria musica e le proprie canzoni al pubblico.
L’ingresso della batteria di Lorenzo è monumentale, scuote l’atmosfera sognante del brano e comunica una energia che non si allenterà di un momento per tutto il set. Il primo brano sfuma in “Nel Nido Dei Ragni Funamboli” e il basso di Elia macina sicuro e rotondo, mi scalda e mi commuove mentre canto canzoni che ho dentro da una vita, sentire quanto siamo vicini ed uniti sul palco noi cinque.
Non ho bisogno di forzare, la voce esce leggera e profonda, urlata se serve, come quando il secondo brano termine sul grido “Ancora!” e la folla ricambia con un boato entusiasta.
I delicati richiami degli archi di Carlo e riempiono di poesia “Mr. Nightbird Hates Blueberries” e “Fiabe Di Rugiada”, mentre “Il Deserto Dei Tartari” e “Anime d’Autunno” sono cavalcate in cui sembriamo volare, tanta è l’energia che sentiamo sul palco e che il pubblico ci restituisce attraverso gli applausi, l’attenta partecipazione e il silenzio con cui vengono accolte le brevi presentazioni in inglese. Qualcuno tra il pubblico canta i brani insieme a noi…
”Guten Abend Leizpig !” grido e il mio tedesco stentato sembra comunque funzionare…
Il tempo sembra fermarsi e poi accelerare…A volte mi sembra di essere su quel palco da anni, a volte solo da pochi secondi, in realtà è già mezzora che stiamo suonando e arrivano due brani in dialetto della Val D’Asta, “Ninèta” e “La Spusa De Striun” che il pubblico sembra apprezzare in modo particolare.
I riverberi ambientali di Stefano, simili al fruscio del vento tra le foglie, creano la giusta atmosfera per le delicate “Cerbastri”, che evoca il ricordo dei boschi delle Lame Matte e di chi mi portava ancora bambino alla loro scoperta, e “Shrimpy Among The Stars” che vede la partecipazione speciale dell’amico Oliver di Sonne Hagal che canta all’unisono con me anche in “Ala Di Falena”, ode ai sogni e alla poesia di Garcia Lorca, ricevendo un tributo sentito e caloroso da un pubblico che si è fatto incredibilmente folto.
Ma è ora di salutare e lo facciamo nel modo migliore con il valzer furioso di “Prima Del Buio” per un’ultima scarica di adrenalina ed è finita…Un mare di applausi, interminabili, non ci lasciano andar via e noi ringraziamo commossi con un inchino, un groppo in gola…
L’immagine più bella è mio fratello Lorenzo che saluta il pubblico accennando a un brindisi con un boccale di birra e tante mani levate a salutarci, mentre qualcuno già si precipita al banchetto dei cd che registrerà presto il tutto esaurito.
Scendiamo dal palco e siamo euforici, Elia mi abbraccia felice, negli occhi degli altri la consapevolezza di aver lavorato per più di quindici anni per questo momento indescrivibile.
E poi gli autografi, la gente che vuole parlarti e dirti quanto sia stato grande il concerto di Albireon, gli amici italiani, tedeschi, francesi, greci, olandesi…Le altre bands con cui divertirsi backstage e tre grandi concerti ai quali assistere mentre l’euforia diventa pian piano consapevolezza di quanto ottenuto e la tensione diventa lentamente gioia e soddisfazione…Suona l’inglese Sieben e il suo violino fatato…La telefonata a casa per dire a mia moglie e alle bambine che tutto è andato più che bene.
Il giorno dopo è un lungo viaggio di ritorno, ancora risate, canzoni, stanchezza, fast food, tankstelle, poi il Brennero, le prime scritte in italiano…Ci salutiamo alla domenica sera, rientrati a Reggio Emilia, ed è come uscire da un sogno e tornare alla vita di tutti i giorni, ma arricchiti dentro e consci di quanto si possa ottenere quando si crede in ciò che si fa.
Mio fratello Lorenzo mi chiede: “Ci saranno altre giornate così gloriose?”.
Dopo il primo concerto dei The Path alla Pagoda di Carpineti, nell’Agosto 1992 a oggi non posso sapere cosa ci riserverà il futuro, ma il nuovo disco “L’Inverno E L’Aquilone” è in stampa e verrà pubblicato a Dicembre 2015 quindi…Perché non sperare?
Davide Borghi
d.borghi1@virgilio.it
https://albireon.wordpress.com