La Spezia, 4 giugno 1920
Una settantina di facinorosi, rudimentalmente armati ma ben decisi ad impossessarsi delle armi e degli esplosivi conservati nei forti e nell’arsenale della città, assaltarono a sorpresa la struttura militare di Vallegrande, riuscendo ad espugnare facilmente i corpi di guardia N e G, catturando i marinai di servizio ed impossessandosi delle loro armi.
Imbaldanziti ed eccitati da questi due successi ed equipaggiati con le armi delle sentinelle, gli insorti si diressero dunque verso l’obiettivo più importante: la polveriera.
Ma il giovane carabiniere di guardia non si perse d’animo e ordinò al portiere di serrare il portone dell’edificio, blindando così la polveriera ma allo stesso tempo precludendosi ogni via di fuga.
Imbracciò quindi il moschetto ed intraprese un intenso conflitto a fuoco, e nonostante fosse stato colpito ad un piede da una scheggia di mitraglia riuscì a resistere fino all’arrivo dei rinforzi, un plotone di marinai con alla testa il loro tenente, che in breve tempo riuscì a disperdere gli aggressori nei boschi vicini. Le cronache del tempo riferirono che, grazie alla sua impresa, ben quattromila tonnellate di potente esplosivo non finirono nelle mani dei ribelli.
CARABINIERE CARMANA LEONE.
Nato a Gazzano di Villa Minozzo l’11 novembre 1894 dai contadini Giovanni ed Emilia Masini.
Chiamato alle armi con la sua classe nel gennaio 1915, appena ventenne partecipò alla prima guerra mondiale inquadrato nel 7° Reggimento Fanteria della Brigata Cuneo col quale, alla dichiarazione di guerra all’Austria il 24 maggio 1915 prese posizione tra il Passo del Tonale e Cima Cady, spingendosi in arditi pattugliamenti. Trasferito nel febbraio 1916 col reggimento nel settore del Podgora, combatté nelle trincee di “Lenzuolo Bianco” e del “Peuma” durante le battaglie dell’Isonzo, dove fu ferito due volte.
Passato, a domanda, nell’Arma dei Carabinieri dal maggio 1917, assegnato come ausiliario e poi effettivo alla Legione di Genova, fu destinato alla Compagnia Carabinieri all’Arsenale della Spezia, come addetto al controllo del personale civile impiegato nei lavori dell’opificio.
Con Regio Decreto del 20 giugno 1920, gli venne concessa la medaglia d’oro al valor militare per i fatti del 4 giugno con la seguente motivazione: “Piantone all’ingresso di una polveriera, scorto l’avvicinarsi di una settantina di rivoltosi che già si erano impossessati di fucili di due corpi di guardia e intendevano impadronirsi della polveriera stessa, ordinava la chiusura della porta dietro di sé, pur sapendo di precludersi così ogni via di scampo, rispose a colpi di moschetto al fuoco dei ribelli, mantenendosi saldo al suo posto, da solo, benché ferito, dando così tempo al sopraggiungere di rinforzi, coi quali concorse poi a fugare i facinorosi, sventando in tal modo il criminoso tentativo. Esempio mirabile di eccezionale presenza di spirito, di coraggio e di altissimo sentimento del dovere.”
Rimase nell’Arma dei Carabinieri fino al 1923, quando decise di ritornare alla vita dei campi, sposandosi e diventando padre di due bambine.
Purtroppo l’Eroe, sopravvissuto a tremende prove, ancor giovane spirò per malattia presso l’ospedale di Reggio Emilia il 10 febbraio 1926. Riposa nel cimitero monumentale di Via Beretti a Reggio Emilia, dove ogni anno a febbraio avviene la sua commemorazione con la deposizione di una corona di fiori davanti al suo monumento funebre.
A lui sono intitolate la caserma dei Carabinieri di Corso Cairoli a Reggio Emilia, che ospita il Comando Provinciale dei Carabinieri, la sezione di La Spezia dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri, l’ex caserma dei Carabinieri di Savona e una piazza a Gazzano, suo paese natale.