La mia passione per la musica nasce tanto tempo fa. Già sui banchi di scuola fantasticavo sul successo della mia band della quale, già a 10 anni, avevo in testa una precisa immagine: doveva essere musica malinconica, originale e potente.
Le prime esperienze arrivarono cantando con gli amici, in Val D’Asta d’Estate o a Montecavolo, dove trascorsi l’anno della maturità venendo in contatto con diversi musicisti della scena rock reggiana.
Poi arrivò la chiamata dei Mindcrime, con i quali cantai un paio d’anni facendomi le ossa sui palchi più importanti della provincia, scrivendo le prime canzoni e iniziando a capire quali onori ed oneri comportasse la vita di una band.
Riversai in seguito queste esperienze nell’idea di una band “montanara”, fortemente voluta da me e mio fratello Lorenzo già a partire dal 1990 con alcune acerbe escursioni strumentali a base di chitarra e sax, ma concretizzata solo nel 1991 con il passaggio di Lorenzo alla batteria e con la nascita di The Path, progetto musicale che intendeva unire le sonorità violente del Death Metal con quelle psichedeliche e sulfuree del Doom.
Con l’entrata di Elio Zambonini (da Pian Del Monte) alle tastiere e Luca Sillari (da Castiglione) al basso e l’evoluzione del suono verso lidi più raffinati e melodici, coltivammo il nostro sogno nato in Val d’Asta attraverso 7 anni di prove, concerti, tre cassette e il sospirato cd d’esordio “Nightbirds And The Blooming Moon” nel 1998, facendoci conoscere in Italia e all’estero come uno dei nomi di spicco del Gothic Prog Metal.
Il nostro indirizzo postale, presente sui giornali di musica di mezzo mondo, recava come un marchio di fabbrica il riferimento “Via Val d’Asta”, così come l’eco della nostra musica che in certe sere, in condizioni di vento favorevole, era udibile anche da Monteorsaro. Qualcuno a Case Balocchi ci soprannominò simpaticamente “E Casin Infamm’”, qualcun altro, un anziano scomparso qualche anno fa, riferendosi ai rumori provenienti dal solaio della Falegnameria Borghi ci disse: “Meglio voi del silenzio”.
Anni irripetibili, caratterizzati dall’avvicendarsi di Luca Sillari con Marco Rossi prima e con Gianmaria Iori poi, e i concerti “Una Montagna Di Rock”, nell’Agosto 1994 a Castelnovo Monti di fronte a un migliaio di persone e quello a Villaminozzo, nel 1996, di supporto ai grandi Ustmamò come ricordi più belli.
Allo scioglimento di The Path decisi di non poter fare a meno della musica: ripartendo da una chitarra acustica e da altri compagni di viaggio iniziai a lavorare su suoni più rarefatti e cantautorali e, dedicando la mia musica a una stella nella quale avevo trovato una luce di speranza, fondai Albireon.
Dopo un periodo di rodaggio e i primi demo, l’album d’esordio “Le Stanze Del Sole Nero”, uscito per una casa discografica francese nel 2004 ebbe un imprevedibile successo, bissato l’anno dopo da “Il Volo Insonne” e da “Indaco ep”, nel quale iniziammo a collaborare con artisti internazionali molto noti nel genere Dark / Neo Folk.
La produzione discografica venne alternata ad apparizioni live estremamente selezionate in Festival di genere o di supporto a bands italiane o straniere di successo. In queste occasioni, insieme ai membri storici di Albireon Carlo Baja Guarienti (Tastiere) e Stefano Romagnoli (Campionamenti e Loops), tornai a collaborare con Lorenzo per alcuni memorabili concerti come il First Folk Alert! a Prato nel 2008 o il Live a Ferrara nel 2007 insieme ad All My Faith Lost….
Con l’uscita di “Ahren” (2007) “I Passi Di Liù” (2008), “Mr. Nightbird Hates Blueberries” (2010) il sogno che avevo da bambino sembrava aver decisamente preso forma, ma altre cose straordinarie dovevano ancora succedere: collaborazioni con gli artisti che un tempo ammiravo e con cui poi ho avuto l’onore di lavorare in studio o dal vivo come Fire+Ice, Paul Roland, David E. Williams, Sol Invictus, Death In June, Ataraxia, Argine e molti altri, due nuovi progetti musicali (The Blue Project, con la magnifica voce di Maria Cristina Anzola, ed Ekra) e un riconoscimento sempre crescente da parte di critica e pubblico.
Nel 2013 pubblicammo “Le Fiabe Dei Ragni Funamboli”, un doppio cd cantato in italiano e in dialetto della Val D’Asta: un omaggio alla mia terra e alla sua lingua che avevo in serbo da tanto tempo, ancor più sentito perché concepito nella malinconia dell’emigrante che vive cercando con lo sguardo l’Uomo Morto sdraiato sull’orizzonte a proteggerne il cammino.