Spesso mi trovo a girare senza un itinerario preciso lungo le strade appenniniche, mi faccio ispirare dai cartelli stradali e percorro nuove strade con la speranza di scoprire angoli caratteristici del nostro territorio. Oggi, nella mia perlustrazione, mi sono imbattuta in un borgo rurale sulle colline carpinetane, con vista panoramica sulle alture circostanti e i calanchi.
Il silenzio è il padrone di questo luogo così peculiare, e si ha il timore di arrecare disturbo con ogni minimo rumore, perfino con il proprio respiro. A volte soffia il vento, a volte un cane abbaia in lontananza per ricordarci che non siamo soli. Perché Saccheggiana è il borgo del tempo che fu, un borgo abbandonato, se non fosse per l’unica casa abitata subito dopo la curva alla fine della strada.
A Saccheggiana non ci arrivi per caso, è un borgo nascosto, devi sapere che c’è per imboccare quello stradello stretto che in circa un chilometro ti porta in un mondo quasi surreale. Circa cento metri prima sulla sinistra, una stalla e un fienile abbandonati fanno da vedetta alle case di pietra.
Lascio l’auto e m’incammino sulla strada asfaltata. Un muro perimetrale circonda il borgo, mentre una gru svetta imponente sopra i tetti. Un cartello di esecuzione lavori ormai distrutto dalle intemperie è ancora lì a testimoniare gli interventi di recupero realizzati negli anni passati. Mi avvicino e comincio ad esplorare.
L’oratorio settecentesco è di notevole pregio architettonico. Presenta una facciata a capanna con elementi in arenaria scolpiti a bassorilievo. Una ricca decorazione barocca orna un cornicione con volute a timpano semicircolare al centro del quale è posta una croce che sovrasta uno stemma, mentre in alto una tipica finestrella quadrilobata dà luce all’interno dell’oratorio. Si sa che fu costruito nel 1601 dal casato Saccheggiani, come testimoniato dalla data nell’architrave del portale, ma non si è sicuri circa la dedica. Si riteneva che fosse intitolato all’Immacolata Concezione, ma durante la visita pastorale del 1828 l’ispettore che fece il sopralluogo scrisse “Sub titulo Septem Dolorum et SS. Philippi et Antonij”.
La chiesetta non ha subìto restauri e versa in stato di abbandono, piante infestanti impediscono di avvicinarsi all’ingresso come temibili guardiani.
Proseguo la visita. Dal lato opposto dell’oratorio una costruzione restaurata fa bella mostra di sé. Presenta una torre coperta a quattro falde preesistente al XVI secolo, a cui una volta si accedeva da una gradinata che sosteneva un portale in arenaria con la data 1595. La gradinata non esiste più. Ai due lati sono presenti una costruzione con una loggia a tre arcate sostenute da colonne circolari in cotto, mentre dall’altro lato un passaggio coperto unisce la torre con quello che era un convento, non restaurato e pericolante. Si vedono varie crepe lungo i muri. E’ possibile sbirciare dentro da una finestra al piano terra, il tetto è crollato.
Il fienile adiacente al convento è pericolante, un altro edificio è sorretto da impalcature, mentre la costruzione restaurata con criteri moderni adiacente all’oratorio è in ottime condizioni.
La storia mi incuriosisce e faccio delle ricerche. Il borgo di Saccheggiana e i terreni circostanti furono acquistati dall’Azienda Agricola Il Borgo di Saccheggiana Srl, che ne curò i primi restauri per realizzare un agriturismo con 14-15 appartamenti autonomi di circa 60-80 metri quadrati e un ristorante. Nella stalla abbandonata nelle vicinanze, una volta venivano curate 50 mucche e il loro latte veniva utilizzato per la lavorazione dei prodotti caseari, mentre dal frutteto e dal vigneto adiacenti si ottenevano prodotti genuini a km zero. Il tutto veniva poi venduto nel punto vendita di Reggio Emilia.
L’avventura iniziò all’incirca nel 2010. Su internet il vecchio sito web dell’azienda mostra ancora l’avanzamento dei lavori realizzati negli anni 2011-2012. Un progetto ambizioso che se fosse stato portato a termine avrebbe trasformato un borgo fantasma nel fiore all’occhiello di questa zona del territorio di Carpineti. Una bella fiaba che terminò all’improvviso facendo sprofondare nell’oblio il piccolo borgo di Saccheggiana. La natura sta prendendo il sopravvento sui lavori eseguiti dall’uomo, le erbacce invadono ormai tutta la corte.
Ed io, dispiaciuta dalla vista di tanta desolazione, me ne torno sui miei passi a girovagare senza meta nel silenzio delle colline.