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26 Marzo 1955: L’eccidio di Colombaia di Secchia

26 Marzo 1955: L’eccidio di Colombaia di Secchia

Sembrava lo scoppio di un petardo quel boato che squarciò il silenzio della Valle del Secchia in quella sera di inizio primavera del 1955. Ma un secondo scoppio giunse presto a mettere fine ai festeggiamenti che si stavano tenendo all’osteria di Colombaia di Secchia per la vittoria della lista “bonomiana” alle elezioni per le casse mutue dei coltivatori diretti.

Sabato 26 marzo 1955, ore 22.30.
Una mano assassina sparò due colpi di fucile attraverso una finestra al pianterreno dell’osteria di Domenico Vezzosi. Fra le urla di terrore perse la vita il presidente degli Uomini di Azione Cattolica di Casina Giovanni Munarini, mentre rimasero gravemente feriti il segretario della sezione della Democrazia Cristiana di Casina Afro Rossi, Gianpio Longagnani, segretario della Democrazia Cristiana di Vezzano, e Umberto Gandini, rappresentante del Partito Liberale Italiano di Carpineti.
Afro Rossi, colpito ad un polmone, morì dopo poche ore all’ospedale Sant’Anna di Castelnovo ne’ Monti perdonando sul letto di morte gli assassini (“Perdoni come io perdono e lo dica ai miei figli“).

Afro Rossi e Giovanni Munarini
Afro Rossi e Giovanni Munarini (da Visto del 9 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)
La Gazzetta di Reggio del 27 marzo 1955.
La Gazzetta di Reggio del 27 marzo 1955.
La Gazzetta di Reggio del 28 marzo 1955.
La Gazzetta di Reggio del 28 marzo 1955.
La Gazzetta di Reggio del 29 marzo 1955.
La Gazzetta di Reggio del 29 marzo 1955.
La trattoria della Colombaia
La trattoria della Colombaia. La freccia indica la finestra da cui penetrarono le fucilate (da Epoca del 3 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)
Sala dell'osteria Vezzosi
La sala dell’osteria di Domenico Vezzosi, fotografata poche ore dopo il delitto (da L’Europeo n. 14 del 03.04.1955 – Archivio Rosa Palumbo).

Gli inquirenti giunsero ben presto alla conclusione che si trattava di un omicidio politico premeditato; il Ministero dell’Interno stabilì una taglia di 5 milioni di lire. Per le indagini venne inviato da Roma l’ispettore di pubblica sicurezza Agnesina. Il giorno successivo all’attentato la federazione locale del Partito Comunista Italiano emanò un volantino in cui, oltre ad esprimere solidarietà alle vittime e loro familiari, dichiarò apertamente che “chiunque sia stato l’assassino o gli assassini [……], essi hanno agito ai danni del [nostro – cit.] partito e dello schieramento democratico”.

La ricostruzione dei fatti
La ricostruzione dei fatti fuori dell’osteria (da Epoca del 10 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)
I Carabinieri perlustrano la zona
I Carabinieri perlustrano la zona alla ricerca d’impronte (da La Settimana Incom Illustrata del 9 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)

 

I feriti Giampio Lungagnani e Umberto Gandini
I feriti Gianpio Longagnani e Umberto Gandini (da Epoca del 3 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)

La vicenda ebbe risonanza nazionale; la stampa dell’epoca dedicò tantissimi articoli all’attentato di Colombaia. Il futuro presidente del consiglio Giovanni Spadolini, allora direttore del Resto del Carlino, pubblicò l’editoriale “L’ombra della violenza” in cui secondo lui “l’attentato di Reggio Emilia dimostra a quali aberrazioni, a quali spaventose conseguenze, possa portare una mistica politica, che si fonda sulla ‘guerra sociale’ come strumento per la redenzione del proletariato, che esalta i valori della lotta contro quelli della carità e del perdono”.

La Domenica del Corriere
La copertina de “La Domenica del Corriere” del 10 aprile 1955 – Illustratore W. Molino (Archivio Rosa Palumbo).

Nel frattempo, i Carabinieri locali fermarono alcuni sospettati, tra cui l’assassino Guerrino Costi su cui pesavano gravi indizi. Fu decisiva la dichiarazione della moglie, inoltre nella stalla furono rinvenute munizioni identiche a quelle utilizzate nella sparatoria. Messo alle strette, la mattina del 1° aprile Costi rese la sua confessione al brigadiere dei Carabinieri di Carpineti Cerniglia e diede indicazioni per il recupero dell’arma del delitto in un pagliaio vicino casa, un fucile da guerra di fabbricazione inglese di marca Enfield.

Primi fermati dopo la sparatoria
I primi fermati attendono nella sala dove si trova il banco di vendita dell’osteria, mentre i Carabinieri svolgono i primi interrogatori dopo la sparatoria (da L’Europeo n. 14 del 03.04.1955 – Archivio Rosa Palumbo).
Guerrino Costi, reo confesso.
Guerrino Costi, reo confesso (da Gazzetta di Reggio del 2 aprile 1955).
Guerrino Costi interrogato dai Carabinieri
Guerrino Costi sul luogo dell’attentato. In questa foto è in pantofole perché i Carabinieri sequestrarono gli stivali per confrontarli con le impronte rinvenute nel fango (da Epoca del 10 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)

 

Guerrino Costi sul luogo dell'eccidio.
La copertina de “La Tribuna Illustrata” del 10 aprile 1955 – Illustratore V. Pisani (Archivio Rosa Palumbo).

 

L’ASSASSINO

Guerrino Costi, “Guerrino delle Salde”, ex capo cellula del Partito Comunista, ex partigiano, tiratore scelto, considerato attivista pericoloso, tipo violento e vendicativo, conosciuto con il soprannome di “asino sapiente” per la sua presunzione di saper sempre tutto e per la sua sentenziosità, la sera del 26 marzo rimase appostato col fucile spianato a circa 30 metri dalla finestra dell’osteria di Colombaia, dove in 37 si erano riuniti per festeggiare. Guerrino agì da solo di sua iniziativa, mosso da odio politico sia nei confronti degli avversari politici, sia del nuovo parroco di Colombaia, don Annigoni, anche lui presente alla festa. Sparò e scappò via, lasciando le impronte dei suoi stivali in uno stradello fangoso nei pressi dell’osteria. “Ce l’avevo col prete e coi democristiani che, tramite i signori ed il parroco, volevano aprire a Colombaia una sezione della Democrazia Cristiana”, disse durante la confessione.

Guerrino Costi.
Guerrino Costi, 1912-1995 (Foto dalla lapide).
Guerrino Costi
Guerrino Costi (da Il Tempo del 14 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)

 

Articolo Provincia di Cremona
La Provincia di Cremona del 2 aprile 1955 (Biblioteca Civica di Cremona).

Il verdetto di condanna giunse l’11 marzo 1957 “essendo stato dichiarato responsabile dei reati di duplice omicidio volontario continuato et duplice lesione grave nonché di detenzione armi et munizioni guerra et detenzione abusiva fucile da caccia“. La pena di 29 anni e 9 mesi (ridotta in appello a 26 anni e 8 mesi), fu scontata nel carcere di San Gimignano. L’8 maggio 1976, grazie all’interessamento delle parti lese ottenne la libertà condizionale e tornò quindi a Colombaia dove trascorse i suoi ultimi anni di vita. Morì nel novembre 1995.

Fase finale del processo a Guerrino Costi (Gazzetta di Reggio del 9 marzo 1957).
Fase finale del processo a Guerrino Costi (Gazzetta di Reggio del 9 marzo 1957).
Guerrino Costi condannato (Gazzetta di Reggio del 12 marzo 1957).
Guerrino Costi condannato (Gazzetta di Reggio del 12 marzo 1957).
Guerrino Costi nel carcere di San Gimignano.
Dicembre 1973 – Guerrino Costi (il secondo da destra con il berretto) nel carcere di San Gimignano (Foto Luigi Morsello).

 

Per molto tempo dopo l’attentato, in tutta la provincia di Reggio Emilia vennero diffusi dei volantini con una composizione poetica che ricordava il delitto. Stampata in due versioni e di autore ignoto, la prima era firmata con le iniziali P.G., mentre la seconda non recava alcuna firma.

IL DELITTO DI COLOMBAIA
(seconda versione)

“Si erano riuniti a festeggiare
la Mutua vittoria elettoral,
lungi dal lor l’idea a provocare
e ancor più lungi quella a far del mal.
No, Guerrino Costi, no non puoi negar
di averne malgrado questo
due vigliaccamente assassinar.
Nella vile imboscata a tradimento
all’Osteria Vezzosi di Colombaia
ecco carogna infame il tuo cimento
che dici opera tua, ma quante paia?
Sì, Guerrino Costi sì, ben lo dirai
quando al rimorso atroce
di certo tu resister non potrai.
Specie quando vedrai che ai tuoi figli
nessuno a lor del male mai farà
come facesti tu per mal consigli
che hanno ucciso in te l’umanità.
No, Guerrino Costi, no, così non va
fà i nomi dei tuoi complici
e mai nessuno spia ti dirà.
Solo così potrai valorizzare
un gesto tuo ch’ebbe aspetti umani,
quando ti rifiutasti a ritirare
un figlio tuo che era nei Salesiani.
Sì, Guerrino Costi sì, questo ha un valor
che indurrà i tuoi giudici
a non usar con te tutto il rigor.”

 

LE VITTIME

Ti hanno voluto morto e sei ancor più vivo, ti hanno assassinato nella notte e sei diventato un faro, ti hanno sparato come a un nemico e hai affratellato i veri italiani, hanno creduto di togliere un ostacolo e sei diventato una bandiera, hanno esultato nel sopprimere un apostolo e in tua vece ne sorgerà una schiera, ti sperano dimenticato e ti ricorderà come un eroe tutta Italia”. Questa frase fu stampata sui ricordini funebri delle vittime di Colombaia distribuiti durante il funerale, a cui parteciparono diverse personalità fra cui l’onorevole Mariano Rumor, vice segretario della DC, oltre ad una folla immensa di circa 15.000 persone.

La camera ardente allestita in casa della famiglia Munarini (Gazzetta di Reggio del 30 marzo 1955).
La camera ardente allestita in casa della famiglia Munarini (Gazzetta di Reggio del 29 marzo 1955).
Un momento dei funerali
Un momento dei funerali. In primo piano l’On. Rumor (da La Settimana Incom Illustrata del 9 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)
Un momento dei funerali
Un momento dei funerali (da Visto del 9 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)
funerali (Gazzetta di Reggio del 30 marzo 1955).
Un momento dei funerali (Gazzetta di Reggio del 30 marzo 1955).
Un momento del funerale.
Un momento del funerale. In primo piano l’on. Mariano Rumor; dietro di lui mons. Albino Rossi, fratello di Afro (da Tuttomontagna n. 115/2005).


Giovanni Munarini
di Casina, 46 anni, di professione commerciante (gestiva un negozio di chincaglierie a Casina), sposato con Wanda Balestrazzi. Ex seminarista, fu il presidente dell’Unione Uomini di Azione Cattolica in parrocchia, segretario della banda musicale, animatore della scuola maschile di canto. Fu il promotore della nascita dei sindacati liberi anche a Casina e dell’apertura dell’ufficio di collocamento.

Giovanni Munarini con sua moglie
Giovanni Munarini con sua moglie (da Epoca del 3 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)
Giovanni Munarini.
Giovanni Munarini (Foto dalla lapide).
La vedova di Giovanni Munarini
La vedova di Giovanni Munarini (da Il Tempo del 14 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)
La vedova di Giovanni Munarini
La vedova di Giovanni Munarini rimase ore e ore a vegliare la salma del marito (da Visto del 9 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)

 

Afro Rossi, 43 anni, di professione autista, sposato con Maria Reverberi (1915-2014), due figli. Ex seminarista, fu prima presidente dei Giovani di Azione Cattolica della parrocchia di Leguigno, poi presidente della Unione Uomini, inoltre segretario della DC di Casina, poi segretario di Marola quando vi si trasferì. Toccò a suo fratello Albino, monsignore a Scandiano, celebrare i funerali di Afro e Giovanni e dopo molti anni, ancora oggi, tocca a suo figlio diventato sacerdote, don Franco Rossi, celebrare tutti gli anni la commemorazione in memoria delle vittime.

Afro Rossi
Afro Rossi, 19.07.1912-27.03.1955 (Foto dalla lapide).
Afro Rossi
Afro Rossi in una foto di qualche anno prima (da Il Tempo del 14 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)
La famiglia di Afro Rossi
La famiglia di Afro Rossi in una foto di qualche anno prima (da La Famiglia Cristiana dell’8 maggio 1955 – Archivio Rosa Palumbo)
La famiglia di Afro Rossi
La famiglia di Afro Rossi. In primo piano la moglie Maria Reverberi e il figlio Franco, seminarista. Alle spalle, mons. Albino Rossi, fratello di Afro, il nipote Bruno Albertini e la sorella Bruna (da Visto del 9 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)
La famiglia di Afro Rossi
La famiglia di Afro Rossi. In primo piano la figlia Clelia, 6 anni, e il figlio Franco, 19 anni (da Visto del 9 aprile 1955 – Archivio Rosa Palumbo)
Lapide in memoria di Munarini e Rossi.
La lapide in memoria di Afro Rossi e Giovanni Munarini posta sul muro della vecchia osteria di Colombaia. Fu inaugurata da Mariano Rumor e Amintore Fanfani (Foto Rosa Palumbo).

 

Nel mese di aprile del 1955 la Federazione Nazionale dei Coltivatori Diretti decise di elargire due milioni di lire alle famiglie delle due vittime. Questo il testo del telegramma inviato dal presidente on. dott. Paolo Bonomi: “Comunico che Confederazione Coltivatori Diretti ha deciso elargire un milione vedova Rossi et lire un milione vedova Munarini quale testimonianza solidarietà coltivatori diretti stop Paolo Bonomi”.

L’Istituto Luce dedicò un breve filmato all’attentato di Colombaia.

 

 

DALL’ECCIDIO DI COLOMBAIA AL DELITTO DI CASTELDALDO DI CARPINETI

Durante gli interrogatori per gli omicidi di Colombaia, un Carabiniere collaboratore dell’ispettore Agnesina ascoltò una frase sfuggita ad una persona nei confronti della vedova di Italo Montelaghi, assassinato a Casteldaldo di Carpineti il primo settembre 1945 mentre tornava a casa dal mercato di Toano. I sospetti del Carabiniere furono fondamentali per la riapertura, dopo 10 anni, delle indagini che portarono all’arresto di Giuseppe e Marcello Lusoli di Montelago, zio e nipote, che nel marzo 1957 furono condannati per omicidio rispettivamente a 24 anni e 6 mesi con condono di 6 anni, e 25 anni e 5 mesi con condono di 3 anni.

Sul luogo del delitto, una stele reca la frase “Crudelmente ucciso per rapina da due assassini ancora sconosciuti. Che questo ricordo morda in eterno la loro coscienza”. Dopo ben 12 anni fu fatta finalmente giustizia.

La lapide in memoria di Italo Montelaghi a Casteldaldo di Carpineti.
La lapide in memoria di Italo Montelaghi a Casteldaldo di Carpineti (Foto Rosa Palumbo).
DELITTO DI CASTELDALDO - La ricostruzione dell'omicidio (Dalla Gazzetta di Reggio del 13 marzo 1957).
DELITTO DI CASTELDALDO – La ricostruzione dell’omicidio (Dalla Gazzetta di Reggio del 13 marzo 1957).

 

BIBLIOGRAFIA E ALCUNI ARTICOLI DEI QUOTIDIANI

Archivio storico Biblioteca Panizzi – Reggio Emilia.

1955. Cattolici e comunisti a Reggio Emilia: la tragedia di Colombaia di Secchia (Andrea Montanari, Università degli Studi di Parma).

Notte di sangue a Colombaia (Michele Campani in Tuttomontagna n. 112/2005).

La Domenica del Corriere n. 15 del 10.04.1955.

La Tribuna Illustrata n. 15 del 10.04.1955.

Colombaia di Secchia di Carpineti, I fucili del quarantatrè uccidono ancora in Emilia (L’Europeo n. 14/1955).

L’eccidio di Colombaia di Carpineti del 1955 (Storia Ribelle n. 47/2018).

Il delitto di Colombaia (Archivio Centrale dello Stato, Pubblica Sicurezza, Categoria H2, busta 224).

Archivio della Democrazia Cristiana di Reggio Emilia, 1955 (Busta Colombaia, fascicolo Quotidiani e Riviste).

Torna a crepitare il mitra dell’Emilia Rossa (La Gazzetta di Reggio, 27.03.1955).

Due democristiani uccisi a fucilate durante lo svolgimento di una festa (Il Messaggero, 28.03.1955).

Una criminale sparatoria provoca due morti nel borgo di Colombaia di Secchia in provincia di Reggio Emilia (L’Unità, 28.03.1955).

Grave attentato politico in un paese del reggiano (Il Resto del Carlino, 27.03.1955).

Sanguinoso episodio della lotta politica in Romagna (L’Osservatore Romano, 28-29.03.1955).

La suprema testimonianza (Il Popolo, 28.03.1955).

L’ombra della violenza (Giovanni Spadolini in Il Resto del Carlino, 29.03.1955).

Il comunista Costi ha ucciso per odio (La Libertà, 10.04.1955).

L’ex partigiano comunista Guerrino Costi è l’autore dell’assassinio di Colombaia (La Gazzetta di Reggio, 01.04.1955).

La propaganda rossa ha creato a Reggio Emilia il clima per il duplice omicidio (Il Messaggero, 04.04.1955).

L’assassino di Colombaia ha confessato ieri (Il popolo di Milano, 02.04.1955).

Triangolo della morte (La Libertà, 03.04.1955).

Da Ancona a Carpineti (Palmiro Togliatti in L’unità, 03.04.1955).

Ritorno di violenza a Colombaia di Carpineti (Prospettive, 20.04.1955).

Sul delitto di Colombaia (Umberto Gandini in La Libertà, 12.06.1955).

 

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